Screening per il tumore al colon-retto: tutto quello che c’è da sapere
La prevenzione del tumore al colon-retto è possibile, e ha un nome preciso: screening. Un esame periodico che richiede poco tempo ma offre enormi vantaggi in termini di diagnosi precoce e possibilità di intervento per una delle neoplasie più diagnosticate al mondo.
Ma in cosa consiste lo screening per il tumore al colon-retto? Per chi è raccomandato? Ogni quanto deve essere eseguito? Rispondiamo a queste e altre domande per dare il quadro di uno degli strumenti di screening più preziosi che abbiamo a disposizione.
Screening del colon-retto: età, ogni quanto farlo e cosa prevede il percorso
In Italia, lo screening per il tumore al colon-retto è coperto dal Sistema sanitario nazionale: il Ministero della Salute lo raccomanda ogni due anni a tutte le persone tra i 50 e i 69 anni di età o, a seconda delle Regioni, a quelle fino ai 74 anni.
Ma in cosa consiste? L’esame di riferimento è quello per la ricerca di sangue occulto nelle feci. Si tratta di un esame di laboratorio che, come suggerisce il nome, permette di rilevare piccole quantità di sangue non visibili a occhio nudo.
Solo se il test risulta positivo, vi è un secondo passaggio del percorso di screening: la colonscopia, un esame endoscopico che permette di osservare direttamente l’interno del colon. In questo modo è possibile individuare polipi, tumori, infiammazioni, ulcere, diverticoli o sanguinamenti; inoltre, nel corso della colonscopia è possibile, se necessario, prelevare un campione di tessuto (biopsia) per eseguire indagini più accurate sulle sue caratteristiche. Alcune Regioni italiane, come progetto pilota, combinano al test del sangue occulto la rettosigmoidoscopia, da eseguire tra i 58 e i 60 anni (se negativa, non deve essere ripetuta). Anch’essa è un esame endoscopico, ma permette di vedere una porzione più ridotta di intestino (il sigma e il retto, dove si sviluppa la maggior parte dei tumori) ed è globalmente meno invasivo della colonscopia.
È importante precisare che la presenza di sangue nelle feci non è necessariamente indicativa di un tumore: diverse condizioni, a partire dalle comuni emorroidi, possono determinarne la presenza. Ma in effetti è proprio questo lo scopo dell’esame e della colonscopia successiva: accertare la causa dell’eventuale presenza di sangue, così da poter intervenire precocemente nel caso si rivelasse un tumore.
Come prepararsi per l’esame del sangue occulto nelle feci? Istruzioni utili
Come si può intuire, la ricerca del sangue occulto nelle feci non è un esame invasivo ma, a seconda del tipo di test impiegato dal laboratorio, può richiedere una minima preparazione: con gli esami chimici tradizionali, alcuni alimenti erano sconsigliati perché possono interferire con i risultati. Oggi, tuttavia, la maggior parte dei laboratori usa test più moderni, detti immunochimici, che non richiedono di seguire una dieta particolare. È tuttavia necessario prestare attenzione ad alcuni aspetti.
Per la raccolta del campione si utilizza un apposito test, che ti sarà fornito dal/la tuo/a medico/a oppure dal laboratorio. Dovrai quindi raccogliere un piccolo campione di feci (di solito da 1 a 3 evacuazioni successive, a seconda delle istruzioni) utilizzando una paletta, e depositarlo in un contenitore sterile. Di solito è consigliato prelevare il campione toccando le feci in più punti, così che sia rappresentativo.
Per evitare di contaminare il campione, è importante che non si mischi con l’urina e prestare attenzione a evitare il contatto con l’acqua del water. Alcuni kit includono carta speciale da posizionare sul water per raccogliere le feci; in alternativa, puoi usare contenitore pulito e asciutto (per esempio una vaschetta usa e getta, oppure una pellicola di plastica pulita tesa sul bordo del water). Un altro aspetto importante cui prestare attenzione è che il campione non dev’essere raccolto durante le mestruazioni, perché la presenza di sangue mestruale altera il risultato dell’esame.
Il campione di feci dev’essere consegnato al laboratorio il prima possibile, nell’arco di poche ore: se questo non fosse possibile, puoi conservarlo in frigorifero (ricorda anche che ovviamente dev’essere ben chiuso!), seguendo le indicazioni del/la medico/a e del laboratorio di riferimento.
Endometriosi, uno sguardo oltre la diagnosi
L’endometriosi può avere un impatto profondo nella vita delle donne con questa patologia, coinvolgendo diversi aspetti della salute fisica, mentale e sociale. Può influenzare non solo la possibilità di avere figli, con il possibile stress emotivo che comporta in chi li desidera, ma anche la vita quotidiana. Il dolore, che sia cronico o presente solo in determinate situazioni, può compromettere la capacità di lavorare e studiare; può anche influenzare la vita di coppia.
Inoltre, l’infiammazione cronica e le eventuali perdite di sangue abbondanti possono contribuire a una sensazione costante di stanchezza e affaticamento; l’anemia da carenza di ferro, comune nelle persone con mestruazioni abbondanti, può aggravare questo senso di spossatezza, riducendo energia e concentrazione.
Tutti questi elementi influenzano facilmente il benessere mentale: dolore e affaticamento facilitano l’isolamento sociale e, più in generale, affrontare una malattia cronica e spesso sottovalutata può portare ad ansia e depressione, specialmente se i sintomi vengono ignorati o minimizzati da medici o persone vicine. Insomma, l’endometriosi non è solo un problema ginecologico ma una malattia con un impatto complesso e a volte sottovalutato sulla qualità della vita delle donne: va affrontata con il giusto supporto medico e sociale. Ricorda che le strutture Kormed sono sempre a disposizione per fornire un inquadramento diagnostico e terapeutico professionale e affidabile.
Screening del colon-retto: parlane, condividi, diffondi la conoscenza
Il cancro del colon-retto è tra i pochi tumori che può essere individuato precocemente prima che compaiano i sintomi, così da poterlo trattare tempestivamente e migliorare la prognosi (prevenzione secondaria). Ecco perché aderire allo screening è molto più di una misura precauzionale: è una forma concreta di prevenzione attiva.
Vogliamo concludere questo articolo con un’ultima nota, cui spesso non si pensa. Infatti, un altro aspetto importante e troppo spesso trascurato dello screening è quello del passaparola. Parlare di questo esame con le persone che hai vicino, siano amiche, familiari o colleghe è un modo potente per diffondere consapevolezza. Molte persone ignorano che questo esame è gratuito, semplice e salvavita. Altre lo rimandano per paura, disinformazione o per quella resistenza silenziosa che si ha verso tutto ciò che riguarda la malattia.
Ma il tumore non aspetta. E non ha senso lasciare che la paura di un esame ci impedisca di cogliere un’opportunità. Per questo, normalizzare il discorso sullo screening del colon-retto è parte integrante della sua efficacia. Chiedere al/la proprio/a medico/a, accompagnare un genitore a ritirare il kit, ricordare a un amico che ha compiuto 50 anni che è il momento giusto per iniziare: sono tutti piccoli gesti che possono davvero salvare vite.