Se state pianificando o avete appena subito un intervento localizzato debilante, è probabile che vi stiate chiedendo quanto dura il periodo di degenza di riabilitazione dopo una protesi all’anca. La degenza rappresenta infatti una fase cruciale nel processo di recupero, in cui si mira a ripristinare la funzionalità e tornare a un’attività normale durante la quotidianità.
In questo articolo, sfruttando i consigli della guida “La riabilitazione dopo la protesi d’anca” del Centro di riabilitazione Frangi di Kormed, esploreremo alcuni aspetti indispensabili come la durata tipica della degenza di riabilitazione e i suoi benefici, fornendovi informazioni importanti per aiutarvi a pianificare il vostro percorso di recupero in modo adeguato.
5 ragioni indispensabili per non rinunciare alla riabilitazione protesi anca
Prima di domandarci quanto dura la degenza di riabilitazione dopo una protesi all’anca è bene capirne correttamente gli obiettivi e le ragioni per cui sia importante svolgerla. La riabilitazione protesi anca, lo avrete capito, è sempre necessaria ma soprattutto richiede prontezza: questo perché prevede esercizi terapeutici da iniziare subito dopo l’intervento, secondo prescrizione medica specialistica. Come spesso succede, la partecipazione attiva alla riabilitazione, anche individuale, ne accelera il recupero. Inoltre, quando il terapista sarà sempre a vostra disposizione, mostrandovi quali esercizi svolgere e come, in base alla prescrizione fisiatrica. Questi sono molto importanti da praticare principalmente per 5 motivi:
- Consentono di controllare il dolore.
- Prevengono le complicanze da immobilizzazione (tromboflebiti, embolia polmonare, piaghe da decubito, retrazioni capsulo legamentose).
- Permettono di ottenere un’adeguata motilità dell’anca.
- Rinforzano la muscolatura.
- Permettono di raggiungere l’indipendenza nelle attività quotidiane, a partire dalla deambulazione autonoma (prima con e poi senza bastoni canadesi).
Quanto dura la degenza di riabilitazione dopo la protesi all’anca?
Ce lo domandiamo spesso, soprattutto perché generalmente riconduciamo questa fase ad un periodo particolarmente snervante e faticoso anche dal punto di vista mentale: concretamente, quanto dura la degenza di riabilitazione dopo la protesi all’anca?
Bene, il ricovero in Chirurgia Ortopedica dura circa 5 giorni a cui può seguire, nei casi previsti dalle linee guida del Servizio Sanitario Regionale, il ricovero nel settore di Riabilitazione per 15 giorni. Il percorso post-operatorio è chiaramente diverso per ogni Paziente, ma prima di riprendere le normali attività della vita quotidiana potrebbero passare anche alcuni mesi. Per questo è preferibile, salvo complicazioni o controindicazioni da tenere costantemente monitorate, cominciare la riabilitazione il prima possibile, seguendo attentamente le indicazioni del chirurgo ortopedico e del medico fisiatra.
Endometriosi, uno sguardo oltre la diagnosi
L’endometriosi può avere un impatto profondo nella vita delle donne con questa patologia, coinvolgendo diversi aspetti della salute fisica, mentale e sociale. Può influenzare non solo la possibilità di avere figli, con il possibile stress emotivo che comporta in chi li desidera, ma anche la vita quotidiana. Il dolore, che sia cronico o presente solo in determinate situazioni, può compromettere la capacità di lavorare e studiare; può anche influenzare la vita di coppia.
Inoltre, l’infiammazione cronica e le eventuali perdite di sangue abbondanti possono contribuire a una sensazione costante di stanchezza e affaticamento; l’anemia da carenza di ferro, comune nelle persone con mestruazioni abbondanti, può aggravare questo senso di spossatezza, riducendo energia e concentrazione.
Tutti questi elementi influenzano facilmente il benessere mentale: dolore e affaticamento facilitano l’isolamento sociale e, più in generale, affrontare una malattia cronica e spesso sottovalutata può portare ad ansia e depressione, specialmente se i sintomi vengono ignorati o minimizzati da medici o persone vicine. Insomma, l’endometriosi non è solo un problema ginecologico ma una malattia con un impatto complesso e a volte sottovalutato sulla qualità della vita delle donne: va affrontata con il giusto supporto medico e sociale. Ricorda che le strutture Kormed sono sempre a disposizione per fornire un inquadramento diagnostico e terapeutico professionale e affidabile.
Riabilitazione protesi anca a casa: alcuni pratici consigli
Nell’ambito della riabilitazione protesi anca a casa esistono infine alcuni aspetti facilmente sottovalutabili a cui invece vogliamo necessariamente sottoporre la vostra attenzione. Abbiamo provato a riassumerli qui sotto:
Una corretta predisposizione della casa
È importante adattare il domicilio rimuovendo tappeti, prolunghe elettriche e ogni tipo di barriera, preparando un rialzo per il wc.
La costanza e l’aiuto di cui si ha bisogno
Per non danneggiare l’impianto protesico, dovrete eseguire le varie attività in modo appropriato almeno per i primi 3 mesi, o comunque fino a quando lo raccomanderà il medico specialista chirurgo/fisiatra. Chiaramente nei primi tempi dopo l’intervento potrà essere necessario un aiuto a casa per le normali attività della vita quotidiana.
Come prendersi cura di sé
In merito alla cura del proprio corpo, è bene ricordare che il bagno in vasca è sconsigliato fino ad almeno 3 mesi dall’intervento: per questo motivo il nostro consiglio è quello di utilizzare la doccia (a 5 giorni dalla rimozione dei punti), ma senza dimenticare tappetini e adesivi antiscivolo. Naturalmente la pulizia di parti del corpo come i piedi o la coscia necessita di aiuto o dell’uso di ausili (es. spazzole con manico).
Come comportarsi con i lavori domestici?
Evitate i lavori domestici pesanti per almeno 3 mesi dall’intervento, tenendo conto che sono comunque ammesse le attività domestiche più semplici che permettono di restare in posizione eretta.
È possibile guidare dopo la riabilitazione protesi anca a casa?
Sì, è possibile ricominciare dopo 6 settimane/3 mesi dalla dimissione dall’ospedale. È naturalmente indispensabile che si sia recuperato il controllo completo dell’arto inferiore operato, e che si sia raggiunta una deambulazione autonoma per salire e scendere dall’automobile. Allo stesso tempo munitevi di un cuscino duro sul sedile, lievemente reclinato e spinto il più indietro possibile, ricordando di appoggiarvi con una mano alla portiera e con l’altra al montante dell’auto, ruotando il bacino per spostare le gambe insieme.