Herpes zoster
L’herpes zoster è una patologia causata dalla riattivazione del virus varicella-zoster, lo stesso che provoca la varicella. In pratica, si tratta di un’infezione o meglio di una re-infezione virale (anche se il virus è già presente nell’organismo) che interessa un nervo e l’area di pelle che innerva.
Rappresenta una condizione abbastanza comune, soprattutto dopo i 65 anni d’età e per le persone con un sistema immunitario indebolito. Di norma non è pericolosa, ma può essere molto dolorosa: può tuttavia essere trattata per ridurne i sintomi e ridurre il rischio di complicanze, e soprattutto può essere prevenuta con la vaccinazione.
Il nome popolare e ancora oggi spesso usato per l’herpes zoster, fuoco di sant’Antonio, si riferisce al dolore bruciante causato dalla patologia, mentre sant’Antonio Abate era invocato nel Medioevo come protettore contro le malattie della pelle.
Quali sono le cause dell’herpes zoster?
L’herpes zoster è dovuto alla riattivazione del virus varicella-zoster, un tipo di Herpesvirus. Gli appartenenti di questa ampia famiglia virale, tra cui vi sono anche per esempio i virus dell’Herpes simplex, il Citomegalovirus e il virus di Epstein-Barr, hanno la caratteristica di rimanere nell’ospite dopo l’infezione in forma inattiva, detta latente.
Nel caso del virus varicella-zoster, l’infezione causa la varicella ma, alla guarigione da quest’ultima, il virus si sposta lungo le fibre nervose sensoriali e rimane latente nei gangli nervosi, cioè piccoli gruppi di cellule nervose situati vicino al midollo spinale o ai nervi cranici. Lì, smette di replicarsi e il suo materiale genetico rimane silente all’interno del nucleo delle cellule nervose, in una piccola forma circolare detta episoma, senza produrre nuove particelle virali.
In questo periodo, dunque, il virus non produce nuovi virioni (le particelle infettive): il sistema immunitario tiene sotto controllo l’infezione, impedendo al virus di riattivarsi. Tuttavia, se le difese immunitarie si abbassano, il virus può riattivarsi, riprendere a replicarsi e risalire lungo le fibre nervose fino alla pelle, dove provoca la tipica eruzione dell’herpes zoster.
I principali trigger, cioè fattori scatenanti, per l’herpes zoster sono infatti rappresentati da:
- farmaci immunosoppressori;
- presenza di malattie (croniche o acute);
- chemioterapia.
Rappresenta un fattore di rischio anche l’età avanzata, sebbene l’herpes zoster possa interessare anche le persone giovani (e anche senza necessariamente altre patologie o fattori di rischio). Il ruolo dello stress emotivo nell’insorgenza dell’herpes zoster non è del tutto chiaro, sebbene alcuni studi sostengano possa aumentare il rischio.
È importante notare che l’herpes zoster può interessare sia le persone che hanno avuto la varicella sia quelle che hanno ricevuto un vaccino basato sul virus attenuato, ossia un vaccino che stimola la risposta immunitaria usando una forma di virus varicella-zoster “indebolita” e non in grado di causare la malattia. In alcuni casi, il virus attenuato può infatti comunque stabilirsi in forma latente nell’organismo; tuttavia, il rischio risulta ridotto rispetto a chi ha avuto la varicella.
In rari casi, l’herpes zoster può presentarsi anche in chi ha ricevuto il vaccino contro la varicella.
Quali sono i sintomi dell’herpes zoster?
I sintomi iniziali dell’herpes zoster sono di solito rappresentati da un periodo di febbre, malessere generale, fotofobia e mal di testa che rappresentano i prodromi della malattia. Quando questa si manifesta, il segno più caratteristico è la comparsa di un’eruzione cutanea dolorosa, formata da vescicole piene di liquido e pelle arrossata, lungo il decorso del nervo interessato. L’eruzione interessa di norma un solo lato del corpo e forma una striscia: le zone più comunemente colpite sono il torace e l’addome, ma l’herpes zoster può presentarsi anche in altre aree, compresi per esempio gli occhi.
Le vescicole dell’eruzione cutanea si rompono nel giro di alcuni giorni, formando croste che poi cadono.
La fase eruttiva dell’herpes zoster dura di norme tra le due e le quattro settimane, dopo le quali la pelle guarisce: può rimanere tuttavia qualche cicatrice delle vescicole, oppure la pelle può restare iperpigmentata (più scura) o al contrario più chiara. Inoltre, in alcuni casi il dolore può perdurare anche dopo la guarigione: si parla in questo caso di neuralgia posterpetica, la più comune complicanza dell’herpes zoster, dovuta al danno causato dall’infezione al nervo. Altre possibili complicanze della patologia sono rappresentate dalle infezioni batteriche secondarie e, in alcuni casi, dall’encefalite, dovuta alla diffusione del virus nel sistema nervoso.
L’herpes zoster è contagioso?
È importante notare che una persona con herpes zoster può trasmettere il virus a chi non è stato vaccinato o non ha avuto in precedenza la varicella: la trasmissione avviene per contatto con il fluido delle vescicole, oppure più di rado per via aerea (per esempio se le lesioni sono estese ed è dunque più facile che il liquido venga inalato). In questi casi, il contagio causa la varicella (non l’herpes zoster); chi è vaccinato o ha già avuto quest’ultima non è invece a rischio di contagio.
L’herpes zoster si presenta di norma un’unica volta, solo raramente due volte, nel corso della vita.
Una persona con herpes zoster può trasmettere il virus alle persone suscettibili, cioè chi non ha fatto la varicella o non ha ricevuto il vaccino.
Come si arriva alla diagnosi dell’herpes zoster?
La diagnosi di herpes zoster è di norma essenzialmente clinica, basata sulla valutazione dei sintomi e dell’eruzione cutanea, oltre che sulla raccolta dell’anamnesi del paziente (compresi eventuali fattori di rischio). In alcuni casi, tuttavia, possono essere raccomandati test per accertare la presenza del virus: di solito si tratta di esami del sangue volti a cercare gli anticorpi specifici contro il virus varicella-zoster.
Come si previene l’herpes zoster?
La prevenzione dell’herpes zoster si basa principalmente sul vaccino, sia per chi ha avuto la varicella sia per chi non l’ha mai avuta.
- Vaccino contro la varicella. Il vaccino contro la varicella è basato sul virus vivo attenuato: in altre parole, stimola il sistema immunitario usando una forma di virus varicella-zoster non in grado di stabilire un’infezione. In alcuni casi anche il virus attenuato può stabilirsi nell’organismo in forma latente: il rischio è tuttavia minore rispetto a quello rappresentato dalla varicella. Il vaccino contro la varicella riduce quindi anche il rischio di sviluppare in seguito l’herpes zoster: è raccomandato a partire dal primo anno di vita (e obbligatorio per i nati dal 2017) e per chiunque sia suscettibile all’infezione (cioè non abbia mai avuto la varicella).
- Vaccino contro l’herpes zoster. Fino a qualche anno fa era anch’esso basato sul virus vivo attenuato; dal 2021 è però utilizzato un vaccino ricombinato, cioè contenente solo una proteina del virus, sufficiente a stimolare la risposta immunitaria e più efficace. Il vaccino contro l’herpes zoster non elimina il virus latente, ma rafforza la memoria immunitaria, riducendo la possibilità che si riattivi: è raccomandato in particolare alle persone con più di 50 anni, e offerto dal Servizio sanitario nazionale per chi ha più di 65 anni.
Inoltre, è importante ricordare che una persona con herpes zoster può trasmettere il virus, causando la varicella, a chi è suscettibile all’infezione (non ha ricevuto il vaccino o non ha avuto la varicella): in ottica di prevenzione è dunque importante mantenere protetta l’eruzione cutanea fino a completa guarigione per limitare la diffusione del virus.
Qual è il trattamento dell’herpes zoster?
Non c’è un trattamento risolutivo per l’herpes zoster, che guarisce spontaneamente. La terapia può comunque essere importante per ridurre i sintomi dolorosi e limitare il rischio di complicanze a lungo termine. Si basa sulla somministrazione di farmaci antivirali, che contrastano la replicazione del virus varicella-zoster, e antinfiammatori non steroidei (FANS) per limitare il dolore.
È inoltre raccomandato tenere pulita e asciutta l’eruzione cutanea, così da limitare il rischio di sovra-infezioni batteriche. Inoltre, per ridurre il fastidio, può essere utile ricorrere a rimedi come gli impacchi freddi e l’uso di abiti larghi e traspiranti.
La guarigione completa dell’herpes zoster richiede di solito tra le due e le quattro settimane, ma in genere i sintomi più dolorosi migliorano nell’arco di 7-10 giorni.
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Redazione Kormed
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