Operazione di ernia lombare: come si svolge, tempi di recupero e rischi
La microdiscectomia è l’intervento neurochirurgico mini-invasivo più comunemente utilizzato per trattare l’ernia del disco lombare, una condizione abbastanza comune, in particolare negli uomini tra i 30 e i 50 anni, che si verifica quando un disco intervertebrale fuoriesce dalla sua sede naturale e comprime i nervi spinali che emergono dalla colonna vertebrale. Questa compressione può provocare dolore nella parte bassa della schiena e/o lungo una o entrambe le gambe, e può essere associata a sintomi come formicolii, intorpidimento, perdita di sensibilità o debolezza muscolare. Nei casi più gravi, possono comparire disturbi importanti, come difficoltà a urinare o a controllare la minzione e la defecazione, ridotta sensibilità nella zona genitale e perineale, disfunzione erettile, fino alla debolezza marcata degli arti inferiori o alla paresi, che possono portare allo sviluppo della sindrome della cauda equina, una condizione rara ma che richiede un trattamento urgente.
L’intervento dell’ernia del disco viene preso in considerazione quando i sintomi diventano persistenti e invalidanti, al punto da compromettere in modo significativo la qualità della vita e quando i trattamenti conservativi, come farmaci, fisioterapia o infiltrazioni, non risultano efficaci.
Ma in cosa consiste esattamente l’intervento per l’ernia lombare? Come prepararsi ad affrontarlo e quanto tempo occorre per tornare alla normalità? Scopriamolo insieme in questo articolo.
Come si esegue l’operazione di ernia lombare
L’intervento di microdiscectomia ha lo scopo di rimuovere la parte di disco intervertebrale che comprime le radici dei nervi spinali. Viene eseguito in anestesia generale o spinale e ha una durata compresa tra 30 e 60 minuti. Durante l’operazione, il/la neurochirurgo/a effettua una piccola incisione di circa 3 cm sulla schiena, in corrispondenza del disco intervertebrale compromesso. Grazie all’uso del microscopio operatorio e di strumenti di alta precisione, viene rimossa la porzione del disco che comprime la radice nervosa e provoca dolore.
Il principale vantaggio di questa tecnica è che prevede una ferita chirurgica di piccole dimensioni, con un coinvolgimento minimo dei tessuti circostanti e una quantità limitata di porzioni ossee da rimuovere. Questo consente un recupero più rapido, una notevole riduzione del dolore post-operatorio e, nella maggior parte dei casi, una dimissione precoce, spesso già il giorno successivo all’intervento.
La microdiscectomia può essere indicata anche in pazienti anziani, in presenza di un elevato grado di degenerazione discale o di patologie concomitanti. Ogni caso viene comunque valutato individualmente, per garantire la scelta terapeutica più adeguata.
Come tutte le procedure chirurgiche, anche la microdiscectomia comporta alcuni rischi, seppur rari. Tra questi possono verificarsi persistenza del dolore dopo l’intervento, lesioni alla dura madre o alle strutture nervose adiacenti, danni a carico della vescica o degli ureteri, oltre alla possibilità di recidiva dell’ernia discale. Vanno inoltre considerati i rischi legati all’anestesia generale, come eventuali reazioni allergiche ai farmaci o complicanze respiratorie.
Come prepararsi all’intervento di ernia lombare
La preparazione all’operazione di ernia lombare prevede una serie di accertamenti clinici e indicazioni da seguire per garantire la massima sicurezza e favorire un buon recupero. Prima dell’operazione sono necessari esami del sangue, elettrocardiogramma e una valutazione anestesiologica. È fondamentale segnalare l’eventuale presenza di terapie in corso (specialmente farmaci anticoagulanti e antiaggreganti), allergie o patologie pregresse.
Nei mesi precedenti l’intervento, può risultare utile rafforzare la muscolatura con esercizi mirati, sospendere il fumo, ridurre il peso corporeo in eccesso e mantenere uno stile di vita attivo, se il dolore lo consente.
Il giorno prima dell’operazione, viene solitamente richiesto il digiuno a partire dalla mezzanotte, o comunque almeno 6 ore prima dell’intervento.
Endometriosi, uno sguardo oltre la diagnosi
L’endometriosi può avere un impatto profondo nella vita delle donne con questa patologia, coinvolgendo diversi aspetti della salute fisica, mentale e sociale. Può influenzare non solo la possibilità di avere figli, con il possibile stress emotivo che comporta in chi li desidera, ma anche la vita quotidiana. Il dolore, che sia cronico o presente solo in determinate situazioni, può compromettere la capacità di lavorare e studiare; può anche influenzare la vita di coppia.
Inoltre, l’infiammazione cronica e le eventuali perdite di sangue abbondanti possono contribuire a una sensazione costante di stanchezza e affaticamento; l’anemia da carenza di ferro, comune nelle persone con mestruazioni abbondanti, può aggravare questo senso di spossatezza, riducendo energia e concentrazione.
Tutti questi elementi influenzano facilmente il benessere mentale: dolore e affaticamento facilitano l’isolamento sociale e, più in generale, affrontare una malattia cronica e spesso sottovalutata può portare ad ansia e depressione, specialmente se i sintomi vengono ignorati o minimizzati da medici o persone vicine. Insomma, l’endometriosi non è solo un problema ginecologico ma una malattia con un impatto complesso e a volte sottovalutato sulla qualità della vita delle donne: va affrontata con il giusto supporto medico e sociale. Ricorda che le strutture Kormed sono sempre a disposizione per fornire un inquadramento diagnostico e terapeutico professionale e affidabile.
Cosa fare e non fare dopo l’operazione di ernia lombare?
In seguito a un intervento chirurgico per ernia lombare, è importante attenersi a precise indicazioni per favorire una corretta guarigione e ridurre il rischio di complicazioni o recidive. Di seguito sono riportate alcune azioni da evitare durante il periodo post-operatorio per garantire un recupero sicuro ed efficace:
- Evitare di sollevare oggetti pesanti, flettere o torcere la schiena per almeno 3-6 settimane.
- Non iniziare alcuna attività sportiva senza l’autorizzazione del/della medico/a curante.
- Limitare i periodi prolungati di inattività: l’immobilità può rallentare il processo di guarigione e aumentare il rischio di trombosi venosa profonda. È consigliabile alternare regolarmente le posizioni e fare brevi pause attive.
- Evitare l’immersione in vasca o piscina finché la ferita chirurgica non è completamente guarita (generalmente dopo almeno 5-6 settimane), per ridurre il rischio di infezioni.
- Astenersi dalla guida di veicoli se si stanno assumendo farmaci oppiacei o se il recupero non è ancora completo. In genere, è opportuno attendere tra le 2 e le 6 settimane, in base al decorso individuale.