Come si prende l’epatite virale?

2025-06-23
Come si prende l’epatite virale?

Cinque virus e diverse di vie di contagio. E a volte ancora troppo disinformazione: eppure, capire le vie di trasmissione dell’epatite virale è fondamentale per prevenirla. Cerchiamo di conoscerla meglio, dando un quadro dei virus coinvolti, che tra loro differiscono profondamente non solo per quanto riguarda la trasmissione, ma anche per il tipo di infezione che causano e per gli strumenti di prevenzione che abbiamo a disposizione.

Prima di tutto: cos’è l’epatite?

In medicina, le parole che terminano con il suffisso -ite indicano di solito una condizione infiammatoria. Vale anche per l’epatite, che infatti è un’infiammazione del fegato: può verificarsi per molte cause diverse: alcune forme sono infettive, cioè causate da microrganismi patogeni, altre invece no. Per esempio, possono essere causa di epatite il consumo eccessivo e prolungato di alcolici, l’uso di sostanze tossiche (compresi alcuni funghi), o di farmaci; può anche dipendere da disturbi metabolici, o essere di origine autoimmune.

Anche l’epatite infettiva può avere molte diverse cause: tra i patogeni che possono causarle vi sono per esempio alcuni batteri e parassiti. Ma, quando si parla di epatite infettiva, i veri protagonisti sono i virus, e in particolare i cinque principali virus dell’epatite indicati come HAV (Hepatitis A Virus), HBV, HCV, HDV, HEV. Sono proprio loro che vogliamo far conoscere meglio in questo articolo.

Come si prende l’epatite A

Acqua e cibo contaminati: sono questi i veicoli dell’infezione da HAV, che causa un’epatite di solito dai sintomi moderati (nei bambini è spesso asintomatica) ma che, in rari casi, può anche determinare un’insufficienza acuta del fegato. Per questo virus si parla dunque di trasmissione oro-fecale: l’alimento o l’acqua contaminati dal patogeno vengono ingeriti e permettono l’infezione. Per quanto riguarda gli alimenti, sono soprattutto quelli poco cotti o consumati crudi a rappresentare la via di contagio: un esempio, spiega l’Istituto superiore di sanità, è rappresentato dai molluschi allevati in acque contaminate da scarichi fognari nei quali è presente HAV. Tuttavia, anche preparare il cibo senza essersi adeguatamente lavati le mani può essere causa di un’infezione, per esempio in ambito familiare. Un’altra possibile via di trasmissione del virus è rappresentata dai rapporti sessuali oro-anali con una persona infetta, attraverso microscopiche particelle fecali.

L’epatite A è diffusa in tutto il mondo, anche se è più comune nei Paesi a basso e medio reddito con condizioni igieniche scarse. In Italia abbiamo a disposizione due vaccini per prevenirla, raccomandati per le persone a rischio: per esempio, chi viaggia in aree dove l’infezione è endemica, ma anche per chi ha un familiare con epatite A o chi ha una malattia epatica cronica.

Endometriosi, uno sguardo oltre la diagnosi

L’endometriosi può avere un impatto profondo nella vita delle donne con questa patologia, coinvolgendo diversi aspetti della salute fisica, mentale e sociale. Può influenzare non solo la possibilità di avere figli, con il possibile stress emotivo che comporta in chi li desidera, ma anche la vita quotidiana. Il dolore, che sia cronico o presente solo in determinate situazioni, può compromettere la capacità di lavorare e studiare; può anche influenzare la vita di coppia.

Inoltre, l’infiammazione cronica e le eventuali perdite di sangue abbondanti possono contribuire a una sensazione costante di stanchezza e affaticamento; l’anemia da carenza di ferro, comune nelle persone con mestruazioni abbondanti, può aggravare questo senso di spossatezza, riducendo energia e concentrazione.

Tutti questi elementi influenzano facilmente il benessere mentale: dolore e affaticamento facilitano l’isolamento sociale e, più in generale, affrontare una malattia cronica e spesso sottovalutata può portare ad ansia e depressione, specialmente se i sintomi vengono ignorati o minimizzati da medici o persone vicine. Insomma, l’endometriosi non è solo un problema ginecologico ma una malattia con un impatto complesso e a volte sottovalutato sulla qualità della vita delle donne: va affrontata con il giusto supporto medico e sociale. Ricorda che le strutture Kormed sono sempre a disposizione per fornire un inquadramento diagnostico e terapeutico professionale e affidabile.

Come si prende l’epatite C

Con la B, anche l’epatite C è un’importante causa di epatite cronica, con i rischi che ne derivano. La trasmissione dell’epatite C avviene principalmente attraverso il sangue infetto e in particolare con l’uso di strumenti (soprattutto siringhe) non sterili e le trasfusioni con sangue o emoderivati non controllati. In effetti, in passato si sono verificati molti casi di infezione di epatite B o C proprio attraverso le trasfusioni, per esempio per le persone che dovevano riceverle regolarmente per il trattamento di malattie come l’emofilia. Oggi, almeno nei Paesi occidentali, sono possibili molti più controlli e questa forma d’infezione è decisamente ridotta. 

Anche HCV può inoltre trasmettersi per via sessuale (soprattutto se si hanno partner multipli e con il sesso anale) o da madre a figlio, ma questa modalità d’infezione è più rara di quanto avvenga per HBV. Un’altra differenza rispetto a quest’ultimo virus è che, purtroppo, a oggi non abbiamo un vaccino contro l’epatite C: la prevenzione si basa quindi sull’adeguata sterilizzazione degli strumenti medici e di quelli usati per esempio per piercing e tatuaggi e sull’uso di protezioni durante i rapporti sessuali.

Come si prende l’epatite D

HDV è un po’ diverso dagli altri virus dell’epatite: si replica (e causa infezione) soltanto nelle persone già infettate da HBV. E, come ricorda l’Organizzazione mondiale della sanità, questa co-infezione dei virus HBV e HDV è considerata la più grave forma di epatite cronica virale perché accelera la progressione verso la cirrosi e aumenta il rischio di tumore al fegato.

Le via di trasmissione di HDV sono le stesse dell’epatite B (fluidi e sangue infetto), ma solo le persone già infettate da HBV sono a rischio di infezione. La prevenzione, infatti, è essenzialmente la prevenzione dell’epatite B attraverso la vaccinazione.

Come si prende l’epatite E

L’epatite E è simile alla A: di solito dà forme acute e autolimitanti, ma in alcuni casi può essere fulminante (ossia può causare insufficienza epatica), soprattutto nelle donne in gravidanza, e potenzialmente letale. In comune con HAV, il virus dell’epatite E ha anche la modalità di trasmissione, che avviene prevalentemente per via oro-fecale, attraverso il consumo di acqua o cibo contaminati

La prevenzione si basa quindi su adeguate misure igienico-sanitarie a livello pubblico e, a livello privato, sulla corretta igiene e sull’attenzione alla cottura e alla purezza di alimenti e bevande consumati. Inoltre, nel caso dell’epatite E gli ultimi anni hanno anche visto notevoli avanzamenti sul fronte vaccinale: è stato infatti messo a punto il primo vaccino, oggi approvato in alcuni Paesi (ma non ancora in Europa e negli Stati Uniti).

In sintesi: prevenire l’epatite è possibile

Che sia A, B, C, D o E, l’epatite è, nella maggior parte dei casi, una malattia evitabile. E lo è grazie a strumenti concreti che abbiamo già a disposizione. L’accesso all’acqua pulita e a pratiche igieniche sicure può fermare l’epatite A ed E. I vaccini (che esistono da decenni per l’epatite B, e che iniziano a essere disponibili anche per l’epatite E) rappresentano una protezione efficace e duratura. La scelta di usare strumenti sterili, di proteggersi nei rapporti sessuali e di non condividere oggetti a rischio non è solo un gesto di responsabilità verso sé stessi, ma anche verso le altre persone

Conoscere le vie di trasmissione, insomma, è il primo passo per interrompere la catena dell’infezione. Perché l’epatite si prende, sì — ma si può anche prevenire, bloccare e superare. Sta a noi farlo.

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