Riconoscere e comunicare la terminalità

2023-05-04
Riconoscere e comunicare la terminalità

Quanto è importante avere il migliore approccio possibile, nel rispetto della Persona, in merito al tema dell’accompagnamento alla morte? Dall’esigenza di rispondere a questo quesito, che reputiamo fondamentale, è nato uno dei corsi più importanti della Kormed Academy.

Riconoscere e comunicare la terminalità”, corso ECM per Medici e Infermieri sulla gestione della terminalità a livello comunicativo, relazionale, etico e legale, si pone infatti l’obiettivo di fornire conoscenze sull’accompagnamento alla morte e sulla comunicazione con i pazienti e familiari.

Un momento di condivisione di conoscenze mirato ad offrire anche indicazioni concrete al personale rispetto alla gestione della depressione e del dolore, e alla pianificazione anticipata delle volontà, oltre che relativamente alle cure palliative. Ma anche condividere con i partecipanti le direttive maggiormente funzionali rispetto alle strategie più efficaci per il contenimento dello stress lavorativo correlato alla gestione di persone in fase di terminalità.

Senza dimenticare, è bene dirlo, l’importanza di approfondire alcune competenze trasversali per il professionista, come lo spirito di squadra: sentirsi parte del proprio gruppo di lavoro, collaborare e comunicare in maniera fluida, contribuendo attivamente in modo visibile e riconosciuto dagli altri.

Per approfondire l’importanza di sensibilizzare questo tema, abbiamo il piacere di presentarvi l’attenta analisi della Psicologa Simona Seu, relatrice al corso della Kormed Academy, che ci ha offerto il suo prezioso contributo.

L’equilibrio tra dolore e vita

Secondo la Psicologa, il pensiero della propria e dell’altrui morte è spesso accompagnato da immagini che in qualche modo rappresentano i momenti più importanti della vita vissuta.  Quando si ha il sentore che la morte potrebbe essere realmente prossima, le emozioni possono essere molteplici: dalla paura del niente di Sé al sollievo se già si prova dolore.

Spesso si parla di “dolore totale” come di quella sensazione di disperazione mista a rammarico, accompagnate da un bisogno di resistere alla sua ineluttabilità e talvolta da quello intenso di lasciarsi finalmente “vivere”. Lasciarsi vivere per qualcuno può significare arrendersi, mentre per altri rappresenta l’unica e ultima opportunità di poter essere totalmente autentici ai propri occhi, senza la preoccupazione di ciò che gli altri potrebbero pensare di sé o del proprio valore.

In questa fase della vita, quella appunto vicina alla propria morte, si potrebbe avere la percezione di riuscire a fare un’estrema sintesi della propria esistenza, lucidamente, come se si riuscisse all’improvviso ad essere totalmente presenti in se stessi. Come se si guardasse un panorama più o meno ampio e sconfinato. Se però poi si osserva più attentamente, volgendo il proprio sguardo al significato identitario della vita trascorsa, si potrebbe riuscire a vedere sé in relazione con l’ambiente e gli altri che ci hanno accompagnato più o meno intenzionalmente nel proprio percorso.

In tale frangente potremmo scorgere il valore del nostro impegno nel partecipare attivamente al raggiungimento di obiettivi o tappe di vita per noi importanti. Ogni evento o tappa significativa della vita è infatti reso tale dalla qualità delle relazioni intessute con le persone incontrate lungo il nostro percorso. La relazione con “l’altro significativo” ci ha accompagnato nell’attribuzione di senso nella nostra vita. Tendenzialmente la sensazione di aver lasciato una “traccia positiva” con la nostra presenza in questo mondo è legata all’effetto che noi sentiamo aver avuto nelle vite altrui.

Il vissuto di morte in qualche modo può essere affrontato positivamente, sia quando parliamo del paziente sia del sanitario, nel caso in cui la prospettiva della morte metta in luce gli aspetti di valore della propria vita.  In tale frangente la relazione avuta con una determinata persona significativa per noi, la si potrà leggere dal punto di vista della ricchezza che questa relazione ha prodotto in noi stessi.

Endometriosi, uno sguardo oltre la diagnosi

L’endometriosi può avere un impatto profondo nella vita delle donne con questa patologia, coinvolgendo diversi aspetti della salute fisica, mentale e sociale. Può influenzare non solo la possibilità di avere figli, con il possibile stress emotivo che comporta in chi li desidera, ma anche la vita quotidiana. Il dolore, che sia cronico o presente solo in determinate situazioni, può compromettere la capacità di lavorare e studiare; può anche influenzare la vita di coppia.

Inoltre, l’infiammazione cronica e le eventuali perdite di sangue abbondanti possono contribuire a una sensazione costante di stanchezza e affaticamento; l’anemia da carenza di ferro, comune nelle persone con mestruazioni abbondanti, può aggravare questo senso di spossatezza, riducendo energia e concentrazione.

Tutti questi elementi influenzano facilmente il benessere mentale: dolore e affaticamento facilitano l’isolamento sociale e, più in generale, affrontare una malattia cronica e spesso sottovalutata può portare ad ansia e depressione, specialmente se i sintomi vengono ignorati o minimizzati da medici o persone vicine. Insomma, l’endometriosi non è solo un problema ginecologico ma una malattia con un impatto complesso e a volte sottovalutato sulla qualità della vita delle donne: va affrontata con il giusto supporto medico e sociale. Ricorda che le strutture Kormed sono sempre a disposizione per fornire un inquadramento diagnostico e terapeutico professionale e affidabile.

Bibliografia

Ana Claudia Quintana Arantes, “La morte è un giorno che vale la pena di vivere”. Ed. Tea, 2022;

Angela Padoa Schioppa, “La vita dopo la morte: il viaggio oltre la soglia”, (2003-2011) da Ricerche in www.maria-angela-padoa-schioppa.it;

Guidalberto Bormolini. “Accompagnatori accompagnati. Condurre alla vita attraverso la morte”. Ed Messaggero Padova, 2020;

Vito Mancuso, “A proposito del senso della vita”, Ed. Garzanti 2021;

Piergiulio Poli, “Un senso”, Figuremergenti (Rivista Scuola gestalt Torino) n. 4, 2021

Privacy(Obbligatorio)
Comunicazioni commerciali
Newsletter
Profilazione
*i campi contrassegnati da asterisco sono obbligatori